Talvolta sentiamo alcune persone parlare di come sono arrivate a far parte della Chiesa Ortodossa. Anche se ogni storia è interessante e può anche essere straordinaria, penso che possano essere più utili le storie di come alcuni sono riusciti a rimanere fedeli cristiani ortodossi nonostante le tentazioni. Com’è scritto nei Vangeli: ‘Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime’.
Per di più, non ho chiamato questa conferenza, ‘come entrare nella Chiesa ortodossa’, ma, ‘come diventare e rimanere un cristiano ortodosso’. Infatti entrare nella Chiesa ortodossa, o diventare un membro della Chiesa ortodossa, una cosa che ha a che fare con cambiamenti esterni, non è del tutto uguale a ‘diventare un cristiano ortodosso’, che invece ha a che fare con cambiamenti interni. E rimanere un cristiano ortodosso è ancor più importante, ed ecco perché vi ho dedicato tre volte tanto spazio, rispetto a come diventare un cristiano ortodosso.
COME DIVENTARE ORTODOSSO. CONVERSIONE E INTEGRAZIONE
Definiamo i nostri termini parlando di un certo numero di parole che si usano in questo contesto. Prima di tutto, c’è l’inutile frase ‘ortodosso dalla nascita’. Questo non esiste. Nessuno ‘nasce ortodosso’, tutti nasciamo pagani. Ecco perché prima esorcizziamo e poi battezziamo. Sono più accettabili i termini, ‘nato in una famiglia ortodossa’ e ‘ortodosso dalla culla’. È interessante che la gente che usa con condiscendenza termini come ‘ortodosso dalla nascita’ chiama ‘convertiti’ i figli dei ‘convertiti’. Di fatto, nel loro linguaggio scorretto, i figli dei ‘convertiti’ sono ‘ortodossi dalla nascita’!
E poi c’è la parola ‘convertito’. Quando sento qualcuno dire che è un convertito, gli chiedo subito: ‘Convertito a cosa?’ Al folklore greco? Al cibo russo? Al fariseismo? Alla nostalgia per l’Anglicanesimo o il Cattolicesimo vecchio stile? A una mania intellettuale di sincretismo?
Di fatto, in un certo senso tutti siamo sempre dei convertiti perché dobbiamo convertirci costantemente a Cristo. Questo è il senso del Salmo 50. Anche il Profeta Davide era un convertito, ‘nato di nuovo’, dopo il suo grande peccato. Sfortunatamente, il termine convertito non si usa generalmente in questo senso spirituale, ma in un senso secolare.
Spero che quando una persona si definisce un ‘convertito’, significa che si è convertito al cristianesimo (che è la parola corretta per Ortodossia). Spero anche che quando si definiscono ‘convertiti’, questo significhi che sono stati ricevuti nella Chiesa molto di recente. Tristemente, devo ammettere che non è sempre così. Nel corso degli anni ho incontrato persone che erano entrate nella Chiesa ortodossa dieci, venti, trent’anni prima, e sono ancora ‘convertiti’ e si fanno perfino chiamare ‘convertiti’. E questo accade anche con alcuni menbri del clero, prematuramente ordinati.
Non riesco proprio a capirlo, perché significa che anche dopo anni in cui sono stati membri nominali della Chiesa Ortodossa, non sono ancora diventati cristiani ortodossi, non si sono ancora integrati nella Chiesa, non hanno ancora avuto una crescita naturale nell’Ortodossia, e non vivono ancora uno stile di vita ortodosso, né hanno acquisito quel senso istintivo dell’Ortodossia, che significa che l’Ortodossia è la loro unica casa spirituale, che è nel loro sangue e nelle loro ossa, che respiriano l’Ortodossia, e che le loro anime sono ortodosse. Soffrono della malattia spirituale della ‘convertite’. Sono rimasti neofiti. Hanno raggiunto solo ciò che il diavolo voleva che raggiungessero: essere incompleti. Ecco perché i russi, giocando sul senso della parola russa ‘konvert’, che significa una busta, dicono piuttosto a proposito di certi convertiti: ‘Il problema con il ‘konvert’ è che spesso è vuoto, oppure quando arriva è privo di colla’.
Ci possono essere molte ragioni per questo stato di convertite. Può essere che qualcuno sia entrato nella Chiesa Ortodossa senza avere parrocchie in cui andare, almeno con funzioni in una lingua che poteva capire. Per esempio, ho incontrato persone che erano ortodosse da quarant’anni, ma non erano ancora stati a una funzione pasquale nella loro lingua! Ho pure incontrato persone ortodosse da cinque anni che non erano mai stati a una funzione pasquale, dato che la loro comuità ortodossa locale ha solo dieci liturgie all’anno il sabato mattina! Ho incontrato persone che erano ortodosse da sessant’anni che non erano mai state a un Vespro o a una Veglia! In altre parole, queste persone non hanno mai avuto un’opportunità di imparare e di integrarsi. Sfortunatamente, però, ci sono anche altre ragioni per cui la gente non si integra nella Chiesa Ortodossa.
RAGIONI PER LA CONVERSIONE
In principio, il clero dovrebbe ricevere persone nella Chiesa Ortodossa solo per ragioni positive. Il fatto è che esiste gente che vuole entrare nella Chiesa Ortodossa per ragioni negative, per esempio, per disgusto verso una denominazione o un membro del clero. Questa è psicologia, non teologia, e se è per questo, non è una psicologia molto sana, né molto cristiana.
Ricordo che negli anni ’70 colui che ora è il Vescovo Kallistos mi raccontò che un gruppo di convertiti gli aveva chiesto di scrivere un libro di denuncia di tutte le eresie dell’anglicanesimo. Naturalmente i convertiti in questione, e di fatto erano proprio convertiti, erano tutti ex-anglicani! Non avevano compreso che la loro motivazione veniva tutta dai loro problemi psicologici personali, dalla loro reattività, che mascheravano dietro il loro zelo emotivo. Giustamente, il Vescovo Kallistos si rifiutò di scrivere qualcosa di negativo. In ogni caso, nessun ortodosso avrebbe comprato il libro perché probabilmente questo sarebbe stato interessante solo per i neofiti ex-anglicani. Fu un libro in meno da mandare al macero.
Di solito, un prete può scoprire quali sono le persone che hanno motivazioni negative per desiderare di entrare nella Chiesa Ortodossa, semplicemente aspettando di vedere se queste persone vengono in chiesa alle funzioni. Di solito queste persone super-devote che amano leggere libri o parlare della loro fede sui gruppi di conversazione in Internet o in posti simili, sono le stesse persone che poi sono assenti alle funzioni in chiesa. Il loro zelo è tutto nei loro pensieri o emozioni, non nei loro cuori e anime, e perciò non nella loro vita e pratica.
Quindi ci sono le persone che sono state attratte dall’Ortodossia per mezzo di una scoperta fatta in una vacanza. Io chiamo queste persone ‘ortodossi da vacanza’. La loro attrazione spesso non è davvero per Cristo, ma per una cultura straniera ed esotica – quanto più esotica, tanto meglio. Dato che vivono vite molto prosaiche, la Chiesa Ortodossa dà loro qualcosa da poter sognare, di solito la loro prossima vacanza a Creta o dove che sia. Di nuovo un prete può facilmente capire se il loro interesse è serio vedendo se vengono alle funzioni della Chiesa. Generalmente non lo fanno, perché non sono in vacanza! Sfortunatamente, alcune di queste persone sono state ricevute nella Chiesa da preti privi di discernimento nei loro luoghi di vacanza, siano essi in Romania, in Russia, in Grecia, a Cipro, sul Monte Athos o dovunque. Senza sapere alcunché della Fede ortodossa, si presentano alla tua soglia e tu devi spiegar loro che, anche se sono membri della Chiesa Ortodossa, di fatto non sono diventati ortodossi. Spesso, comunque, queste persone ti potranno telefonare, ma senza venire davvero a una funzione in chiesa, perché abbandonano tutto prima di abituarsi a venire in chiesa.
Quindi ci sono quelli che vengono con i loro programmi personali, spesso del tipo ‘so tutto io’, che hanno letto ogni libro sotto il sole, ma che ancora non hanno idea della lettera A dell’ABC cristiano. E vengono con richieste che vogliono imporre! ‘Sì, voglio entrare a far parte della Chiesa Ortodossa, ma solo a condizione che prima si sia ‘riformata’ e ‘modernizzata’ ‘! ‘Sì, va bene, ma vorrei aggiungere alcuni inni occidentali prima del Canone della Liturgia’!, o ‘Enterò nella Chiesa Ortodossa solo quando farà la Pasqua nello stesso giorno in cui la fa mia zia, che è metodista’!, o ‘Tutto è perfetto, eccetto il fatto che usate troppe candele. Togliete le candele e io entrerò nella Chiesa Ortodossa’. ‘Sarò ortodosso solo quando avrete un’icona di San Francesco d’Assisi’! ‘Entrerò nella Chiesa Ortodossa acondizione che tutti votino New Labour e vadano in vacanza in Toscana’! Questi sono forse esempi estremi, ma sono tutti esempi veri. E sono tutti esempi di mancanza di umiltà. Nessun prete dovrebbe ricevere tali persone nella Chiesa, per la semplice ragione che non amano né accettano la Chiesa e il suo Signore Cristo.
C’è un solo criterio per entrare nella Chiesa Ortodossa, ed è che siate convinti che è una questione di salvezza personale, di sopravvivenza spirituale, perché è la volontà di Dio per voi, perché sapete che questa è la vostra casa spirituale e che, costi quel che costi, non potrete mai essere nulla di altro.
COME RIMANERE ORTODOSSO. ATTACCAMENTO A COSE ESTERIORI.
Recentemente un prete che ha ricevuto persone nella Chiesa negli ultimi vent’anni mi ha detto che la lista delle persone che ha ricevuto e che hanno abbandonato la Chiesa è più lunga di quella di coloro che ha ricevuto e che hanno perseverato. Quel prete è relativamente cauto nel ricevere persone, ma so di due altre parrocchie in cui la lista degli abbandoni è almeno venti volte più lunga della lista di chi persevera. In questi due casi, devo ammettere che la colpa è della politica di tali parrocchie. Fatevi vedere un bel giorno e chiedete, e vi riceveranno automaticamente nella Chiesa senza istruzione nel giro di due settimane.
Ma perché poi la gente smette di praticare la Fede alla quale ha deciso di appartenere di propria libera volontà? Se guardiamo a questo problema, forse possiamo imparare qualche lezione utile per noi stessi, e che ci può aiutare a rimanere fedeli ortodossi.
Prima di tutto, dobbiamo guardare a noi stessi. A che cosa siamo di fatto attaccati, nella Chiesa? Ci sono persone che dicono: ‘Era così bello oggi in chiesa! Il canto era così meraviglioso, l’incenso aveva un profumo così buono!’ Parole come queste mi fanno pensare che la persona difficilmente ritornerà. Un tale tipo di persona sembra avere una fiamma interiore che esplode in uno scoppio di entusiasmo e di eccitazione. Ma come tutti i fuochi quando esplodono, bruciano lasciando alle spalle solo ceneri fredde. Questo attaccamento a cose secondarie, esteriori ed esotiche è pericoloso, perché ci fa perdere di vista la foresta a forza di osservare i singoli alberi.
L’attaccamento alle cose esterne può estendersi all’abbigliamento, alla lingua, al cibo e al folklore. Ricordo una chiesa russa in Belgio, in cui sapevi immediatamente chi erano i convertiti; gli uomini avevano barbe da contadini del diciannovesimo secolo, e le donne portavano gonne lunghe trasandate e sembravano avere tovaglie sulla testa. Sapevi chi erano i russi, perché erano vestiti normalmente. In una chiesa greca di qui, c’erano due preti, un greco e un convertito. Sapevi immediatamente chi era il convertito, perché portava manti dalle maniche ampie, e un enorme copricapo a comignolo sulla testa. Il greco portava una semplice sottana.
In un’altra chiesa russa i russi parlavano sempre di canti, di Natale e di Pasqua, ma i ‘convertiti’ (ed erano proprio tali) parlavano di ‘innografia’ e della ‘Natività’ e della ‘Paskha’. Un vero russo, nato in Unione Sovietica, mi ha detto piuttosto crudelmente quanto amava il convertito nella sua parrocchia, perché ‘mi fa ridere con tutto il suo folklore’. Lo zelo mal diretto è sempre ridicolo. Lo zelo deve essere incanalato in modo giusto per portare a risultati positivi.
Ho un amico greco-cipriota, nato e crescuto a Londra, che mi ha detto che il suo cibo preferito erano le bistecche e il tortino al rognone, che erano le prime cose che mangiava a Pasqua dopo la fine del digiuno. Gli ho chiesto se aveva mai mangiato in un ristorante greco. E mi ha risposto: ‘Oh no, quello è solo per gli inglesi’. Mi ha anche detto che a Londra ai matrimoni ciprioti gli invitati hanno l’abitudine di appendere banconote agli abiti della nuova coppia, come forma di regalo di matrimonio. Quando per la prima volta ha visto un matrimonio a Cipro, all’età di 25 anni, nessuno faceva così. Perché? Perché avevano smesso di farlo negli anni ’60, ritenendolo una sorta di abitudine primitiva e paesana. In altre parole, smisero di farlo dopo che la maggior parte dei loro compaesani immigrati era andata a Londra, ma quelli di Londra avevano mantenuto la pratica degli anni ’50. E i convertiti volevano imitare questa costumanza morta.
A proposito, ho incontrato di recente un altro ‘convertito’ che era appena rientrato da una vacanza in Grecia, e ne parlava con entusiasmo come una ‘terra santa’ con ‘persone sante’, perché ‘gli ortodossi sono santi’. Ebbene, posso solo presumere che abbia passato tutto il tempo in eccellenti monasteri – non tutti i monasteri sono eccellenti, per inciso. Raccomanderei a queste persone di andare a visitare le prigioni greche. Sono piene di ortodossi – ladri, assassini, stupratori, sfruttatori, ricattatori ortodossi. Per ogni reato, sono tutti ortodossi! Vedete, la natura umana è la stessa in tutto il mondo.
Se ci leghiamo a cose esteriori, dovremmo prima di tutto chiederci: a quali cose esteriori? Se non usiamo il nostro discernmento, possiamo davvero sembrare molto sciocchi. Tutte le cose esteriori sono naturali solo se riflettono ciò che è dentro di noi. Se il cristianesimo ortodosso è dentro di noi, allora il nostro aspetto esteriore sarà quello di qualsiasi cristiano ortodosso. Dovremmo certamente imporci un’abitudine di visitare altre parrocchie ortodosse, paesi in cui vi sono molte chiese ortodosse, osservando e percependo la nostra via verso l’autenticità. La cosa peggiore sono piccole comunità di ‘convertiti’ che non vedono mai nulla di altro. Possono finire a praticare cose che non esistono in alcun altro posto della terra, e pensare tuttavia di essere ‘più ortodossi’ di tutti gli altri! L’umiltà, ancora una volta, è la soluzione a questa malattia, e l’umiltà inizia con il realismo, non con la fantasia. Nessuna spiritualità è mai stata costruita sulla fantasia. Senza una sobria umiltà, c’è sempre illusione, che è seguita da scoraggiamento e depressione. Questa è la legge dello spirito.
Vedere la realtà delle chiese ortodosse è un eccellente rimedio contro le malattie della fantasia. Ricordate che alcune chiese ortodosse sono chiese di Stato, e molte altre hanno una mentalità da chiesa di Stato. È un’esperienza di sobrietà incontrare un numero di diaconi, preti e vescovi che si vantano con te di “quanti soldi fanno”, che sono ‘fuori servizio’ al lunedì e al martedì, e che in quei giorni non possono fare funerali, e che far parte del clero è un lavoro molto migliore di altri, perché a scuola non erano troppo brillanti e l’alternativa era un prosaico lavoro di fabbrica. Ma è la realtà. Il contatto con questa realtà può essere di grande aiuto a mettere da parte lo zelo mal riposto, i ghetti da convertiti, e ciò che io chiamo ‘effetto serra’. Ci fa tornare con i piedi per terra, e ci fa ricordare che quello è il posto dove dovrebbero stare, dato che la nostra religione è la religione dell’Incarnazione. Ciò che gli altri pensano e fanno non sono affari nostri, il nostro compito è la salvezza delle nostre anime.
Restando in tema, una delle ragioni principali per cui alcuni convertiti non smettono di essere convertiti, e in tal modo non diventano ortodossi, è perché non hanno un lavoro. Il bisogno di guadagnarsi il pane quotidiano, di stare con altre persone, è un modo eccellente per iniziare a vivere (invece che solo a pensare) la propria Fede. Così si possono evitare quelle che si chiamano tentazioni da sinistra e da destra. Le tentazioni da sinistra sono il lassismo, la debolezza, il compromesso, l’indifferenza. Le tentazioni da destra sono i giudizi da censore del prossimo, lo zelo arrogante del fariseo, che è uno ‘zelo non secondo conoscenza’. Queste tentazioni sono ugualmente pericolose e ugualmente da combattere. Entrambe sprecano un enorme ammontare di tempo ed energia in aspetti collaterali, come la discussione su materie irrilevanti quali l’ecumenismo, piuttosto che nella preghiera. Essere nella società è il modo in cui possiamo iniziare a conoscere noi stessi, a vedere i nostri fallimenti e a evitare di essere sviati in questioni teoriche.
INTERESSE SUPERFICIALE
Alcune persone possono essere così piene di se stesse! Inizieranno a dirvi – se le lasciate fare – le storie dettagliate delle loro vite, e quindi le ultime chiacchiere sul prete X, sul vescovo Y, e quindi sulla giurisdizione Z, anche se non conoscono l’ABC della fede dei bambini. Eppure il cristianesimo, ed è di questo che ci occupiamo, non ha a che fare con alcuna di queste cose. Se non avete contatto con la realtà, allora non imparerete mai cose reali. La vita della Chiesa non è fatta di queste cose senza senso. Non c’è niente di più noioso che discutere le personalità e le attività di vari chierici e laici, eccetto naturalmente il peccato, perché il peccato è sempre noioso sempre la stessa cosa. Chiedetelo a chiunque ascolta confessioni.
La vita della Chiesa ha a che fare con queste cose: Chi preparerà il caffè? Chi laverà i piatti? Chi penserà ai fiori? Chi taglierà l’erba? Chi cucinerà le prosfore? Chi pulirà i gabinetti? San Nettario faceva quest’ultimo lavoro quando insegnava ad Atene, anche se portava il grande titolo di ‘Metropolita della Pentapoli’. E perciò perché dovremmo obiettare? Dopo tutto, è una delle prime obbedienze date ai novizi nei monasteri.
Naturalmente, queste non sono le cose principali nella vita della Chiesa. Procediamo:
La vita della Chiesa ha a che fare con queste cose: Chi imparerà a cantare? Chi parteciperà a tutte le ufficiature in chiesa? Chi terrà tutti i digiuni? Chi leggerà tutti i giorni le preghiere del mattino e della sera? Chi si preparerà in modo adeguato per la confessione e la comunione? Chi leggerà quotidianamente le letture del Vangelo e dell’ Epistola del giorno?
E quindi, se volete la cruda verità, che sconvolgerà alcuni ‘convertiti’:
La vita della Chiesa ha anche a che fare con: Chi pagherà i conti?
Sì, la vita della Chiesa ha a che fare l’impegno, la singola cosa che manca nella nostra attuale cultura , tiepida e indifferentista. Essere un cristiano, e ve lo ricordo ancora, questo è tutto ciò che significa la parola ‘ortodosso’, è molto difficile. Nessuno, da Cristo in poi, ha mai detto qualcosa di diverso. Senza impegno, non rimarremo mai ortodossi. Essere un cristiano significa amare Dio e il nostro prossimo. Se non siamo preparati neppure a tentare di farlo, allora non c’è alcuno scopo. Sfortunatamente, alcune persone pensano che essere un cristiano ortodosso – e questa è una tautologia, lo so – non abbia a che fare con amare Dio e il nostro prossimo. Pensano che abbia a che fare con leggere libri, avere opinioni, condannare gli altri, mangiare cibi strani, essere intolleranti, o vestirsi in modo curioso. Il nostro Signore non ha mai detto cose simili. Ha detto: ‘Ecco, vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri’.
Il fatto è che tutti i cristiani erano un tempo cristiani ortodossi, ma la maggior parte di loro non riuscì a sopportarlo e decadde. Il cristianesimo ortodosso non si riassume nell’entrare nella Chiesa ortodossa e poi dire: ‘Ecco, ce l’ho fatta’. Ha a che fare con l’ingresso nell’Arena, con la salita sulla Croce. Ho sentito dire così spesso dagli anglicani: ‘So che l’Ortodossia è vera, ma io non ce la farei mai’. Suppongo che questo abbia almeno il merito dell’onestà. Penso sempre alle parole di quel giusto sacerdote, Clemente d’Alessandria, nel terzo secolo: ‘Se un uomo non è incoronato dal martirio, che si preoccupi di non essere lontano da coloro che lo sono’.
La soluzione è di stabilire una routine di preghiera, e si trova nel Vangelo di San Giovanni. ‘Il Regno dei cieli si prende con la forza’, dice il Vangelo.
NOSTALGIA
Si definisce nostalgia un attaccamento al passato. Non è una cosa cristiana, per quanto toviamo tutti che sia naturale e umano caderci di tanto in tanto. Il problema della nostalgia è che ci distrae dal vivere nella realtà presente, cosa che si suppone che facciamo.
Alcuni per esempio vi diranno che non possono rimanere ortodossi perché questo significa non fare più ciò a cui erano abituati – andare al pub il sabato sera, non mangiare l’arrosto di domenica nei periodi di digiuno. Altri vi diranno che trovano anti-igienico baciare icone, reliquie e mani di sacerdoti (e anche ricevere la comunione): non lo avevano mai fatto prima. Uno si chiede perché queste persone si siano date la briga di entrare nella Chiesa Ortodossa.
Sì, capisco i problemi dei matrimoni misti, i problemi della dieta, i problemi delle visite a parenti non ortodossi, i problemi dei calendari. Prima di tutto, la Chiesa non esiste per scoraggiarci. Ma spesso la gente si scoraggia per fini personali. Se siamo in visita dai parenti in giorno di digiuno e questi ci offrono cibo che non è di digiuno, la Chiesa non ci dice di essere rigoristi e di rifiutare. Ci dice di essere umili. Alcuni dicono: ‘Quello non posso mangiarlo perché sono santo’. Oh sì, abbiamo sentito cose del genere, se non a parole certo in spirito. Se lo zio di vostra moglie è gravemente malato in ospedale e disperatamente solo, e l’unica soluzione è di andarlo a visitare la domenica mattina, allora da Chiesa ci dice di andare a visitarlo. E questo è meglio che rifiutarvi di portare vostra moglie in ospedale perché avete bisogno dell’auto per andare alla ‘mia chiesa’, e finire per avere una lite in famiglia. Il buon senso e il discernimento sono essenziali nelle nostre scelte.
Riguardo ai matrimoni misti, il discernimento è vitale. Ho visto ‘convertiti’ ortodossi assillare di continuo i loro coniugi perché diventino membri della Chiesa Ortodossa. Il risultato è sempre negativo. D’altra parte, ho visto persone aspettare pazientemente per dieci, venti, trent’anni, senza neppure menzionare la possibilità di entrare nella Chiesa Ortodossa, e quindi il coniuge chiedere spontaneamente l’ingresso. Questi sono stati convertiti dall’esempio cristiano di pazienza del loro coniuge.
Nelle piccole parrocchie inglesi della Chiesa Ortodossa sono stati risolti, almeno in parte, alcuni dei problemi di isolamento incontrati da molti che sono entrati a far parte della Chiesa Ortodossa. Se andate in quelle che chiamo ‘parrocchie della Chiesa di Stato’, non vedete spesso offritre un caffè o un tè, o una conversazione. Eppure, la maggior parte delle chiese inglesi hanno una sala parrocchiale. Qui dopo una Liturgia o un officio feriale, si possono incontrare gli ortodossi isolati di qualsiasi origine. Una persona arrivata qui dall’Europa dell’Est, vedendo ciò, ha detto: ‘Qui è come nella Chiesa primitiva’. Naturalmente, non voleva dire che siamo ‘santi’ o cose del genere, ciò che intendeva è che la nostra comunità è intima, e che tutti ci conosciamo l’un l’altro.
E questo non vuol dire in alcun modo che qui è ‘meglio’ che nell’Europa dell’Est; semplicemente, vuol dire che dobbiamo avere una comunità, con una sala parrocchiale, offrire un rinfresco e un momento di incontro, perché altrimenti non possiamo sopravvivere come piccolo gruppo di minoranza che confessa valori spirituali nel vasto deserto spirituale della nostra nazione moderna. Questa è la nostra sopravvivenza, questo è il sostituto della nostra famiglia e comunità nella società di oggi, frammentata, individualista, consumista e priva di vita comune. Questo non è necessario in qualche parte dell’Europa dell’Est, perché là tutti sono ortodossi, e la comunità ortodossa è sempre attorno a te. Ma qui le cose sono diverse.
CONFESSIONE
Ora vorrei toccare un problema molto particolare che ha un legame speciale con l’ambiente inglese contemporaneo, soprattutto quello anglicano. La cultura protestante prevalente in Gran Bretagna, per lo meno nelle ultime sei generazioni, ha reso la gente molto chiusa e riservata, cosa che è di fatto una forma di orgoglio. La confessione, un sacramento importante nella Chiesa Ortodossa, è una cosa molto difficile da affrontare per molti inglesi. Ecco perché in culture protestanti meno formali, come negli USA, anche se la gente non va alla confessione, va dal proprio terapista. Qui possono dire di tutto e, dato che pagano, possono sentirsi dire che sono persone davvero buone. La confessione è una cosa differente. Si tratta di una questione delicata, e penso che sia bene che parliate delle vostre riserve con un prete al di fuori della confessione prima che andiate di fatto alla confessione. Imparate a conoscervi prima l’un l’altro. Qui c’è un certo numero di cose da comprendere:
Dapprima, nessuna confessione si fa a un prete. Si fa a Dio, in presenza di un prete, che dovrebbe cercare di dare qualche consiglio utile.
I preti sono tutti peccatori. Anch’essi vanno alla confessione. Se uno non lo fa, ditegli di andare! I preti non sono santi, ne so qualcosa, e se mai incontrate uno che pensa di esserlo, ditegli pure dove andare.
La maggior parte dei preti non avranno problemi se andate a confessarvi da un altro prete, al di fuori della vostra parrocchia. Alcuni saranno persino felici se fate così! Trovatevi da soli il confessore giusto. Se vive lontano, mandategli la confessione per telefono, per posta elettronica o per lettera. Quando avrete la risposta, andate a ricevere l’assoluzione dal vostro prete locale, che avrete informato di questo sistema. È una soluzione che usano le mogli e i figli dei preti. Può andare bene per voi.
Infine, come ho già detto, non c’è nulla di così noioso come il peccato. Sono sempre sorpreso quando la gente viene alla confessione e si aspetta che io ricordi la loro ultima confessione. Io dimentico sempre le cose noiose. Uno dei migliori confessori che ho mai avuto era quasi del tutto sordo. Dopo che avevo detto la mia parte, che quasi per intero non ascoltava, mi dava acuni dei migliori consigli che ho mai ricevuto.
PERSONALITÀ
È inevitabile che non andiate sempre d’accordo con tutti nella vostra parrocchia. Ma non è una ragione per andarvene, sbattere la porta, non rimanere ortodossi. Forse passate troppo tempo in chiesa al di fuori delle funzioni? Sì, da noi si serve il caffè e il tè dopo una funzione, ma non siete obbligati a rimanere. Alcuni dei migliori ortodossi non lo fanno! Forse i vostri rapporti con gli altri parrocchiani sono troppo stretti? Sono queste le persone con cui vorreste stare in tutte le altre situazioni? Se non avete assolutamente interessi in comune, oltre che avere una fede in comune, perché passare tanto tempo con loro? Passare troppo tempo con persone con cui avete poco in comune in termini di carattere e di gusti è una ricetta per i conflitti. Dopo tutto, non vi siete sposati con loro.
E lo stesso si può dire del vostro rapporto con il prete. Potete avere qualcosa in comune nella personalità. Ma forse no. Forse lo trovate ‘non abbastanza monastico’ o forse ‘troppo liberale’, o forse soltanto noioso. Bene, andare in chiesa non ha niente a che vedere con un rapporto stretto con il prete, o con l’acquisto degli stessi cibi che mangia a colazione. Di fatto, se sapete cosa mangia a colazione, probabilmente lo conoscete troppo a fondo.
Un’altra area di conflitti nella vita parrocchiale sono le riunioni e i consigli parrocchiali. Ebbene, nella maggior parte delle parrocchie ortodosse questi hanno luogo una volta all’anno, dopo una Liturgia domenicale, durante la Quaresima. Eppure ho sentito di certi gruppi di convertiti che si incontrano costantemente, una volta al mese o anche più, a discutere le stesse vecchie cose. Questo è qualcosa che viene dall’anglicanesimo, non dalla pratica ortodossa. Francamente, un tipo di vita simile è quasi incestuoso, troppo ravvicinato per dare pace. Le discussioni sulle minuzie non sono solo noiose, ma anche una perdita di tempo. Ancor peggio, alcuni si fanno coinvolgere appassionatamente, e restano fissati sui dettagli. Ricorderò sempre una persona, un professore universitario, a una riunione parrocchiale circa venticinque anni fa, che disse che se avessero ridipinto in blu il soffitto della chiesa, non vi avrebbe più messo piede.
Ebbene, non lo fece. Morì poco dopo.
CONCLUSIONI
Che cosa ricorderete di questa conferenza? Spero, quanto segue.
Veniamo alla Chiesa e restiamo nella Chiesa per salvare le nostre anime, per nient’altro. La Chiesa non è un hobby, un gioco, un interesse privato, una pretesa, e neppure una comunità. È la salvezza della nostra anima. E noi la raggiungiamo dapprima aprendoci, e quindi dando il meglio di noi stessi. Se c’è qualcos’altro, è tutto secondario. Non dobbiamo mai perdere questa prospettiva. Se lo facciamo, siamo fuori rotta e diretti al di fuori della Chiesa.
Per salvare le nostre anime, dobbiamo dapprima conoscere noi stessi, cercando le nostre colpe, i nostri peccati e cadute. Quindi dobbiamo occuparci di loro e lottare, per quanto lentamente e debolmente, e iniziare ad addomesticare le nostre passioni e senza mai darci per vinti. Sapremo quando non lo stiamo facendo: è quando inizieremo a soffermarci sulle colpe degli altri.
Se il nostro orgoglio personale è ferito nel corso della nostra vita nella Chiesa, ringraziamo Dio. È lo scopo per cui siamo qui, quello di diventare umili.
Grazie per avermi ascoltato.
Conferenza di Padre Andrew Phillips al pellegrinaggio ortodosso a Felixstowe – Agosto 2001
fonte: http://orthodoxengland.org.uk/brorthoi.htm